Il mestiere del calzolaio nella società moderna non è quasi più considerato un lavoro attuale. Al giorno d’oggi le scarpe, quando si rompono, vengono buttate via e non più portate dal ciabattino per essere aggiustate.
Questo è il frutto dell’innovazione tecnologica. Le macchine rendono il lavoro più veloce permettendo la vendita dei prodotti a un basso costo, mentre il calzolaio, impiegando più tempo deve cercare di guadagnare per ripagarsi del tempo utilizzato per la costruzione della scarpa. I pochi calzolai rimasti combattono per mantenere questa loro vecchia tradizione artigianale, anche se il loro lavoro non è molto redditizio.
Una importante donazione permette al MEMB di annoverare nel suo patrimonio tutti gli strumenti di un vecchio calzolaio della Brianza: martelli per picchiare, piccola tenaglie dette “pinze per occhielli” per fare i buchi nella scarpa; tenaglie che servono per afferrare e stringere; bussetti con cui il calzolaio da’ il lustro e il taglio della suola, trincetti usati per tagliare il cuoio, lime, punzoni, ecc.
Attrezzi per la lavorazione a mano delle scarpe e scarpe da atletica, primo Novecento. Donazione Piera Angela Mauri. Posapiede da negozio per prova scarpe, fine Ottocento. Donazione Giovanni Pirola. Scarpa da uomo, primo Novecento. Donazione Tilde Imbrico. Attestato di privativa industriale del ministero del commercio del regno d`Italia concesso a Napoleone Imbrico, fabbricante di calzature di pregio, 19 ottobre 1896. Donazione Tilde Imbrico. Attrezzi per la lavorazione a mano delle scarpe di Luigi Mauri, calzolaio in San Fruttuoso, Monza, primo Novecento. Donazione Piera Angela Mauri. Scarponi da montagna con suole chiodate, prima metà Novecento.